Nell’ambito dello studio di gara per il restauro della monumentale Fontana di Trevi a Roma, Artemisia si è occupata non solo della valutazione economica delle lavorazioni previste, ma anche della valutazione tecnico-organizzativa dell’intervento, producendo l’adeguata documentazione richiesta dal bando di gara.
Inserito in un programma di intervento d’urgenza generale, atto ad eliminare definitivamente le due maggiori cause di danno alla struttura e agli elementi decorativi della chiesa (l’acqua di percolazione dal tetto e l’acqua d’infiltrazione a monte), il lavoro svolto da Artemisia è stato rivolto all’individuazione di una serie di interventi per la messa in sicurezza di tutti quegli elementi che, in attesa di un intervento di restauro tout court, potrebbero andare irrimediabilmente danneggiati nel tempo. Durante i sopralluoghi propedeutici alla realizzazione del progetto Artemisia ha potuto confrontare i risultati delle proprie analisi con il lavoro svolto dal CNR che, con puntuali termografie, da individuato tutte le zone di distacco degli intonaci interni.
Artemisia ha collaborato alla realizzazione della documentazione necessaria alla partecipazione alla gara d’appalto, studiando l’aspetto tecnico dell’intervento nonché analizzando il lavoro da un punto di vista economico.
Si è trattato soprattutto di un intervento di tipo conservativo, senza troppe ricostruzioni estetiche, così come richiesto dai committenti. I decori, messi in luce durante le operazioni di descialbo , risalgono agli anni 20 del ‘900 e si compongono di elementi decorativi piuttosto semplici e lineari. L’intervento ha previsto, dopo una prima fase di rifinitura e pulitura delle superfici, il consolidamento degli intonaci, la sistemazione dei bordi sopra livello delle vecchie stuccature, la stuccatura delle lacune e l’abbassamento cromatico dei tamponamenti e delle stuccature non a tono, già presenti . L’effetto così ottenuto testimonia non solo l’aspetto originario delle superfici, ma mostra e “dichiara” in maniera discreta i vari rimaneggiamenti a cui il manufatto è andato incontro in epoche diverse.
L’intero intervento è da inquadrarsi all’interno di un corso di restauro promosso dalla Confartigianato di Asolo e Montebelluna che prevedeva non soltanto una fase teorica, ma anche l’esecuzione di un intervento di restauro vero e proprio. Artemisia ha seguito gli studenti durante le varie fasi operative sia conservative che estetiche, realizzando poi direttamente le lavorazioni particolarmente delicate indicate dalla Soprintendenza. Si è inoltre provveduto a predisporre le varie campionature da sottoporre alla Soprintendenza competente ed insieme ad essa si sono individuati i materiali e le metodologie di intervento.
Artemisia ha realizzato il progetto di restauro conservativo ed estetico dell’apparato decorativo pittorico dell’unico vano decorato posto al piano primo della villa. Si tratta di decori in parte a fresco ed in parte a secco eseguiti nella prima metà del ‘900. Al fine di garantire la salvaguardia del manufatto durante la ristrutturazione dell’intero immobile, si è provveduto ad eseguire una serie di piccoli interventi di messa in sicurezza degli intonaci. Non appena saranno completati gli interventi di tipo edile sull’immobile, si eseguirà il restauro degli intonaci decorati.
L’affresco, datato in via indiziaria all’anno 1459, rimosso dalla sua sede originaria all’interno della Cattedrale della città, si trova ora sotto la loggia laterale della Chiesa di Santa Maria Assunta. Il restauro è stato principalmente di tipo estetico, in quanto l’opera era già stata oggetto di due precedenti interventi. Gli interventi sono stati quindi di pulitura, di velatura delle abrasioni e di revisione cromatica delle vecchie stuccature.
Sorta probabilmente attorno al 1600 dalla modifica di un precedente palazzetto del XV secolo, Villa Tasso è una costruzione a tre piani. Esternamente la villa è dotata di una barchessa a sinistra mentre frontalmente, al centro di un’aiuola rotonda, è posta un’antica vera da pozzo con quattro sculture raffiguranti dei putti. L’intervento è stato volto alla disinfestazione da muschi e licheni ed alla pulitura delle superfici dalle pigmentazioni risultanti dalla loro attività biologica.
Il complesso edilizio di Villa de Mattia è situato a ridosso del centro storico della città di Asolo. Il corpo centrale è stato edificato prima del 1544, mentre gli ulteriori ampliamenti risalgono al 1926. Di pertinenza della villa vi sono tre giardini situati a sud, a nord-ovest ed a est. Il lavoro svolto a Villa De Mattia è stato piuttosto complesso, sia per l’eterogeneità dei materiali costitutivi, sia per il precario stato di conservazione in cui versavano alcuni manufatti. In particolare, per quanto concerne la statuaria e l’arredo architettonico dei giardini, si è posta particolare attenzione al rinvenimento e al riposizionamento di tutti quei frammenti di ornato prodotti dai molteplici crolli a cui sono andati soggetti i vari elementi lapidei negli anni. Ciò ha comportato di conseguenza un attento consolidamento statico di tutte quelle porzioni architettoniche in pericolo di caduta. Uno sforzo notevole ha altresì richiesto il restauro degli stucchi interni, in parte ricoperti da scialbi di natura sintetica ed in parte da tenaci carte da parati. Il filo conduttore dell’intero restauro è stato comunque il recupero ed il ripristino filologico, attraverso il minimo intervento, degli intonaci interni ed esterni, dell’intero apparato lapideo e delle decorazioni pittoriche ed a stucco.
Il prospetto principale dell’Hotel Nazionale a Venezia si affaccia su Lista di Spagna. L’intervento di restauro ha interessato la muratura con mattoni faccia vista, l’apparato lapideo in pietra d’Istria e tutte le parti metalliche. Particolare cura è stata riservata al trattamento biocida ed alla pulitura in generale, con rimozione delle croste nere pur mantenendo le patine di ossalato.
Palazzo del Grano e Palazzo Alberti si affacciano su Corso Bettini e fanno parte del complesso museale del Mart. Palazzo del Grano, in origine deposito del grano della città, è stato trasformato in biblioteca civica con una parte dedicata al museo della stampa. Palazzo Alberti, residenza aristocratica con un’appendice aggiunta su progetto dell’architetto Rosmini, è stato invece trasformato in pinacoteca. Il progetto dell’architetto Mario Botta ha previsto non solo interventi di tipo strutturale, ma anche una serie di lavorazioni atte a riportare in luce l’apparato decorativo da tempo ormai nascosto sotto molteplici strati di scialbo. Le opere di restauro hanno perciò interessato sì i manufatti lapidei interni, ma soprattutto gli intonaci originali che sono stati oggetto di delicatissime operazioni di descialbo e di interventi di tipo conservativo ad estetico. Soprattutto all’interno di Palazzo Alberti si è intervenuti sugli affreschi opera di Marco e Francesco Marcola, datati 1779, sugli stucchi a soffitto, sulla scala principale e sulle pitture a secco dei primi del ‘900.
Il complesso Cesarotti, composto da quattro fabbricati del ‘700, ‘800 e ‘900, si situa nell’area direttamente attigua alla Basilica del Santo,
affacciato, con due dei suoi corpi, su via Cesarotti. L’intero apparato lapideo è stato oggetto di pulitura, consolidamento, stuccatura e
protezione. Le due stanze al piano primo recanti stucchi e specchi settecenteschi, sono state anch’esse interamente restaurate, a partire dal
consolidamento degli intonaci, al trattamento delle colonie di microrganismi, dal descialbo degli stucchi fino alla loro ricostruzione per
mezzo di calchi eseguiti in loco. Negli ambienti con soffitti ottocenteschi a secco si è operato non solo nel restauro di quest’ultimi, ma
anche nel recupero delle decorazioni parietali interamente ricoperte da molteplici strati di scialbo. Gli intonaci esterni su via Cesarotti e
quelli dell’ala novecentesca verso il giardino interno sono stati recuperati con tecniche similari, avendo cura di stuccare le fitte
picchettature leggermente sottolivello. Essi, dopo l’intervento di restauro conservativo, sono stati rasati con un intonachino per ricetta e
cromia del tutto identico all’originale.
Il giardino interno è stato completamente rifatto e le sue mura di recinzione originali sono state restaurate mediante consolidamenti,
sostituzioni di laterizi ammalorate, puliture, trattamenti di disinfestazione da piante superiori e stillatura dei giunti.
Intervento di restauro finalizzato al recupero dei volumi lungo le Fondamenta delle Romite ed il Rio del Malaga, nei quali si è ridisegnata
la distribuzione interna con cambio di destinazione d’uso. Le variazioni interne hanno creato spazi comuni e vani adibiti a camere, quasi
tutte singole con bagni privati. Tali variazioni hanno interessato sia le opere murarie che impiantistiche. I prospetti non hanno subito
variazioni, eccetto per una finestra murata su Rio Terà Ognissanti.
Le operazioni di restauro specialistico hanno interessato l’apparato lapideo, fortemente colpito da croste nere, e gli intonaci originali
che, dove possibile sono stati consolidati, stuccati e protetti. Un procedimento analogo è stato adottato per l’intonaco a marmorino, recuperato
quando è stato possibile, mentre sui pilastri al piano terra del chiostro è stato riprodotto con le stesse caratteristiche dell’originale, in
sostituzione a quello cementizio. Tutta l’area è stata sottoposta a trattamento biocida e, a lavoro ultimato, l’intera superficie è stata
protetta con prodotti speciali a base di silossani, resistenti ai raggi ultravioletti. Un’azione più radicale ha invece caratterizzato gli
interventi nelle due corti più piccole, dove, per l’avanzato stato di degrado, si è resa necessaria la completa rimozione degli intonaci. Le
facciate esterne sono state rifinite a cocciopesto.